AI e Potere: Quando l'Innovazione Incontra la Realpolitik

Melania Trump si è autoproclamata la zarina dell'AI americana. Giovedì alla Casa Bianca ha dichiarato che "i robot sono qui" e che l'intelligenza artificiale è "il più grande motore di progresso nella storia degli Stati Uniti d'America". Non è un caso che la First Lady, che raramente si degna di apparire in pubblico, abbia scelto proprio l'AI come suo cavallo di battaglia.

Dietro le quinte, la famiglia Trump ha fiutato l'affare del secolo. Melania ha abbracciato con entusiasmo NFT, criptovalute e ora l'AI - tutte tecnologie che hanno una straordinaria capacità di generare ricchezza rapidamente per i Trump. Ha persino usato una versione AI della sua voce per narrare il suo audiolibro. Il mese scorso ha lanciato un concorso AI per bambini, posizionandosi come paladina dell'innovazione responsabile.

Ma c'è un problema: i populisti MAGA odiano visceralmente Big Tech e l'AI. Al NatCon 5, la conferenza annuale dei potenti della destra MAGA, l'atmosfera era elettrica di ostilità verso l'industria tecnologica. Geoffrey Miller, professore di psicologia, ha letteralmente chiamato a una "guerra santa" contro gli sviluppatori di AI, definendoli "traditori della nostra nazione, apostati della nostra fede e minacce per i nostri figli".

La frattura tra tech-right e populisti MAGA è ormai insanabile. Mentre Melania promette di gestire "responsabilmente" la crescita dell'AI, la base del movimento conservatore vede la tecnologia come una minaccia esistenziale alla civiltà occidentale. Steve Bannon ha chiuso la conferenza con un applauso scrosciante: "Non voglio che un gruppo di persone nello spettro autistico della Silicon Valley - che non sono nemmeno sicuro siano dedicate agli Stati Uniti - prendano decisioni per il popolo americano".

Tesla ha proposto un compenso da 1 trilione di dollari per Elon Musk. Sì, avete letto bene: mille miliardi di dollari. Per sbloccarlo, Musk deve raggiungere obiettivi che sono versioni annacquate delle sue stesse promesse infrante degli ultimi anni.

Prendiamo i robotaxi: nel 2019 Musk prometteva un milione di robotaxi sulle strade entro il 2020. Siamo nel 2025 e Tesla ha appena iniziato a testare un servizio robotaxi ad Austin con al massimo 20-30 auto con conducenti di sicurezza a bordo. Ora il consiglio di amministrazione gli chiede di raggiungere "un milione di robotaxi in operazione commerciale" - con la clausola che include anche i veicoli dei clienti e richiede solo una "media giornaliera aggregata" su tre mesi.

Stesso copione per la produzione di veicoli. Musk aveva promesso 20 milioni di auto elettriche all'anno entro il 2030. Dopo aver abbandonato questi obiettivi quando le vendite hanno iniziato a calare, ora Tesla gli chiede di consegnare 20 milioni di veicoli totali entro il 2035. Da 20 milioni all'anno a 20 milioni in totale su dieci anni.

Il vero colpo di genio è nascosto in una nota a piè di pagina: Tesla ha ricevuto "assicurazioni che il coinvolgimento di Musk nella sfera politica si ridurrà in tempi ragionevoli". Anche il consiglio di amministrazione di Tesla sa che il CEO è diventato una distrazione pericolosa. Ma con 1 trilione di dollari in palio, Musk probabilmente accetterà qualsiasi condizione.

Google sta uccidendo il giornalismo online e lo sa perfettamente. Le AI Overviews di Google, che riassumono le risposte in cima alla pagina dei risultati, hanno causato un crollo del traffico verso i siti di notizie del 25-30%. Il Daily Mail ha visto cali fino all'89% del traffico di click-through.

Questo è il cambiamento più grande nella ricerca degli ultimi decenni. Per vent'anni, i publisher hanno ottimizzato contenuti e titoli per posizionarsi in cima ai risultati di Google. Ora Google presenta le informazioni direttamente, eliminando la necessità di cliccare sui link originali. È un attacco a tenaglia: l'AI raschia i contenuti senza compensi seri, mentre i riassunti AI integrati eliminano la necessità di visitare i siti.

I publisher sono in una posizione impossibile. Possono accettare gli accordi di Google su come i loro contenuti vengono usati nelle AI Overview, oppure "uscire da tutti i risultati di ricerca", secondo diverse fonti. Non è una negoziazione, è un ricatto.

Google nega tutto, ovviamente. Liz Reid, responsabile della ricerca di Google, sostiene che l'AI sta "generando più query e click di qualità". Ma ammette anche che mentre il traffico complessivo verso tutti i siti web è "relativamente stabile", questo significa che "alcuni siti vedono traffico diminuito e altri aumentato". Traduzione: stiamo redistribuendo il traffico come ci pare, e se il vostro sito perde, pazienza.

Dyson ha lanciato il suo primo robot aspirapolvere-lavapavimenti con "AI". Il Spot+Scrub Ai Robot promette di individuare le macchie e pulirle fino a farle sparire. Suona rivoluzionario, vero? Peccato che diverse aziende come Narwal, iRobot ed Ecovacs offrano già funzionalità simili di "rilevamento dello sporco" con risultati variabili.

James Dyson, fondatore dell'azienda, è convinto di aver risolto il problema. "Molte macchie vengono lasciate sui pavimenti", dice. "Ecco perché il nostro è migliore, perché possiamo vedere la macchia e ci torniamo sopra finché non sparisce". Il robot è circa un terzo più grande del modello precedente, con un dock "mastodontico" per gestire tutte le funzionalità.

Nel frattempo, Google ha lanciato il Pixel 10 "perfettamente accettabile". A 799 dollari, è significativamente meno costoso del Pixel 10 Pro da 999 dollari. Include la ricarica wireless Qi2 con magneti integrati e un obiettivo telefotico dedicato per la prima volta. Ma Google ha declassato le fotocamere principale e ultra-grandangolare a quelle che essenzialmente sono nel Pixel 9A di fascia media.

La verità scomoda è che stiamo assistendo a innovazione incrementale spacciata per rivoluzione. Il Dyson sembra "abbastanza iterativo, non il prodotto rivoluzionario che ti aspetteresti da Dyson", secondo chi l'ha provato. Il Pixel 10 è "perfettamente accettabile" - un complimento che suona più come una condanna. L'AI è diventata il nuovo "smart": una parola magica da attaccare a qualsiasi prodotto per giustificare il prezzo.

Il gambling online ha trovato il suo nuovo pusher: l'intelligenza artificiale. Startup come MonsterBet promettono di aumentare il tasso di successo delle scommesse dal 52% al 60%, chiedendo 77 dollari al mese per l'accesso. Ma nessuno sembra aver trovato utenti che abbiano effettivamente fatto soldi con questi servizi.

La realtà è più grottesca della promessa. Alcuni servizi di "consigli AI" per le scommesse dicono a metà dei loro abbonati che vincerà una squadra e all'altra metà che vincerà l'avversaria. È il vecchio trucco del venditore di previsioni, ora automatizzato con l'AI. Altri servizi semplicemente non riescono a piazzare le scommesse in tempo, come bot per concerti che non riescono mai a comprare i biglietti.

Il vero business è vendere speranza, non vincere scommesse. I video promozionali su YouTube seguono la stessa formula dei contenuti "come diventare ricchi velocemente con l'AI": "Ecco come ho fatto 1.000 dollari ieri con il mio software di scommesse AI". È la stessa energia dei tutorial per fare soldi con i libri da colorare AI o i cartoni animati per bambini generati dall'AI.

Anche i grandi player del crypto ci credono. Coinbase sta investendo pesantemente nell'idea che le persone useranno agenti AI per comprare cose in futuro, incluso fare scommesse sui mercati di previsione e giocare d'azzardo sportivo. Ma se gli agenti AI diventassero davvero bravi a vincere scommesse, i bookmaker li bandirebbero immediatamente. La casa vince sempre, anche nell'era dell'AI.