AI Etica e Fallimenti: Quando l'Innovazione Incontra la Realtà

Ecco la verità che nessuno vuole ammettere: le ONG stanno usando immagini AI di povertà estrema per raccogliere fondi, creando quello che i ricercatori chiamano "poverty porn 2.0". Bambini africani con lacrime perfette, scene di miseria generate al computer, stereotipi razziali amplificati dall'algoritmo.

Il business è semplice: Adobe vende licenze di queste immagini fake a 60 sterline l'una. Le organizzazioni umanitarie le comprano perché "è economico e non serve il consenso", come ammette candidamente un ricercatore. Arsenii Alenichev ha raccolto oltre 100 esempi di queste immagini usate da individui e ONG in campagne contro fame e violenza sessuale.

Ma il vero problema è sistemico. Queste immagini non solo perpetuano stereotipi razziali - "sono così razzializzate, rappresentano i peggiori stereotipi sull'Africa" - ma alimentano i dataset per i prossimi modelli AI. Un circolo vizioso che amplifica i pregiudizi.

L'ONU stesso ha usato "ricostruzioni" AI di violenze sessuali, inclusa la testimonianza generata artificialmente di una donna burundiana. Il video è stato rimosso solo dopo le domande del Guardian. Dietro le quinte, i tagli ai budget delle ONG spingono verso queste scorciatoie digitali.

Sam Altman ha fatto esplodere internet annunciando che OpenAI permetterà il sexting con ChatGPT per "trattare gli adulti come adulti". Mesi dopo aver criticato Musk per i "sexbot avatar", ora abbraccia l'erotica AI. Il motivo? Profitti e compute per finanziare la missione AGI.

Grok di Musk già monetizza l'intimità artificiale con avatar come "Ani" che si descrive come "una fidanzata che è tutta presa da te". Abbonamenti da 300 dollari l'anno per accedere alle funzioni "piccanti". Character.ai vanta 20 milioni di utenti mensili che aggirano le restrizioni NSFW da anni.

I rischi sono concreti e documentati: un quattordicenne si è suicidato dopo aver sviluppato una relazione romantica con un chatbot, esprimendo il desiderio di "tornare a casa" dal bot. Ricercatori hanno trovato 100.000 chatbot online usati per simulare abusi su minori.

La California ha approvato le prime tutele, richiedendo notifiche chiare che si tratta di AI e rapporti annuali sui suicidi. Ma quando il "fidanzato" AI si resetta o cambia personalità con un aggiornamento, cosa succede a chi ha sviluppato un legame emotivo?

"Questo è imbarazzante" - così Demis Hassabis di DeepMind ha commentato il clamoroso autogol di OpenAI. Kevin Weil, VP dell'azienda, aveva twittato (poi cancellato) che GPT-5 aveva risolto 10 problemi matematici di Erdős mai risolti prima.

La realtà è ben diversa: il matematico Thomas Bloom, che mantiene il sito Erdos Problems, ha spiegato che quei problemi erano listati come "aperti" solo perché lui "personalmente non era a conoscenza di una soluzione pubblicata". GPT-5 ha semplicemente trovato riferimenti nella letteratura che Bloom non conosceva.

Yann LeCun di Meta non ha usato mezzi termini: "Hoisted by their own GPTards" - intrappolati dai loro stessi errori. Sebastien Bubeck di OpenAI ha poi ammesso che "solo soluzioni già nella letteratura sono state trovate", cercando di salvare la faccia sostenendo che "so quanto è difficile cercare nella letteratura".

Il pattern è chiaro: le aziende AI gonfiano sistematicamente le capacità dei loro modelli per alimentare l'hype. Quando i fatti emergono, le correzioni arrivano sottovoce mentre i titoloni rimangono nella memoria collettiva.

Il mio cane è diventato un gatto secondo Google Gemini, e non c'è verso di farglielo capire. Da due settimane l'AI di Google Home continua a identificare il mio cane come "gatto bianco attivo" nelle notifiche di sicurezza, nonostante gli abbia spiegato più volte l'errore.

L'ironia è palpabile: Gemini riesce a riconoscere accuratamente i corrieri FedEx e UPS, può automatizzare la casa con comandi complessi, ma fallisce su una distinzione elementare tra cane e gatto. Anche quando gli dici direttamente "non ho gatti, ho un cane", continua imperterrito.

Il problema è sistemico nel Familiar Faces di Google, che spesso annuncia che sto suonando il campanello mentre sono seduto in salotto. Durante una festa, ha riconosciuto correttamente i miei amici per nome, scatenando applausi. Ma la coerenza non è il suo forte.

Google promette miglioramenti e dice di "investire pesantemente nell'identificazione accurata", ma il caso mostra come l'AI, per quanto "intelligente", possa fallire sui dettagli più semplici della nostra vita quotidiana, anche quando le fornisci la risposta corretta.

Musk sta sigillando X con una mossa apparentemente innocua ma strategicamente geniale. La piattaforma sta testando un nuovo modo di gestire i link su iOS: invece di aprire le pagine esterne a schermo intero, le comprime in basso mantenendo sempre visibili i pulsanti like, reply e repost.

L'obiettivo è trasparente: impedire agli utenti di abbandonare l'app dopo aver cliccato un link esterno. "Una buona parte delle persone probabilmente non torna più su Twitter dopo aver seguito un link esterno", ammette l'azienda. È l'"everything app" che non devi mai lasciare.

Musk promette anche cambiamenti radicali all'algoritmo: "Grok leggerà letteralmente ogni post e guarderà ogni video (100M+ al giorno) per abbinare gli utenti ai contenuti". Addio alle euristiche basate su like e reply, benvenuta l'AI che decide cosa vedere.

La strategia è chiara: trasformare X in un ecosistema chiuso dove l'AI di Musk controlla completamente l'esperienza informativa. Non più social network, ma reality distorta dove esci solo quando lui lo permette.