Innovazione & AI
23 giugno 2025

Ecco la verità sui robotaxi Tesla e la guerra per l'AI

Riassunto

Tesla lancia robotaxi con supervisori umani ad Austin dopo 10 anni di promesse, mentre Trump spinge per bloccare la regolamentazione AI statale per un decennio con il supporto delle Big Tech. OpenAI rimuove i materiali su Jony Ive per una battaglia sui marchi, LinkedIn scopre che nessuno vuole l'AI per i post professionali, e l'industria tipografica dibatte se l'AI per i font sia innovazione o speculazione.

Tesla lancia robotaxi con supervisore umano: marketing o realtà?

Importanza: 9/10

Tesla ha finalmente lanciato i suoi robotaxi ad Austin, ma dimentichiamo l'hype e parliamo di fatti. Dopo un decennio di promesse di Musk, quello che abbiamo è un servizio limitato a 10 Model Y in una piccola area di South Austin, con un dipendente Tesla seduto nel sedile passeggero come "supervisore di sicurezza".

Nessuno vuole dirlo, ma questo non è il futuro autonomo che ci avevano venduto. Altri operatori come Waymo usano supervisori umani durante i test, non durante il servizio commerciale. Tesla sta essenzialmente facendo beta testing a pagamento con clienti selezionati - principalmente influencer pro-Tesla che difficilmente daranno feedback critici.

Il vero problema è la trasparenza. Tesla ha attivamente cercato di bloccare le richieste di documenti pubblici del Texas Department of Transportation e della città di Austin, citando "informazioni confidenziali" e "segreti commerciali". Se il servizio è così rivoluzionario, perché nascondere i dati?

Quello che non vi stanno dicendo: durante il primo giorno, almeno un passeggero ha dovuto chiamare il supporto remoto per un problema non specificato. E un osservatore ha filmato un robotaxi che frenava bruscamente due volte senza motivo apparente, una volta nel mezzo di un incrocio. Con una tariffa fissa di $4.20 (l'ennesima battuta sulla marijuana di Musk), sembra più uno stunt pubblicitario che una vera rivoluzione dei trasporti.

Trump vuole bloccare la regolamentazione AI statale per 10 anni

Importanza: 8/10

L'amministrazione Trump sta spingendo per vietare agli stati americani di regolamentare l'AI per i prossimi 10 anni. La proposta, inclusa nel budget bill che dovrebbe passare entro il 4 luglio, toglierebbe i fondi federali per la banda larga agli stati che osano creare proprie regole sull'intelligenza artificiale.

Ma il vero problema è chi sta dietro questa mossa. Microsoft, Google, Meta e Amazon stanno facendo lobbying per supportare questo divieto, nonostante il chief scientist di Microsoft, Eric Horvitz, abbia pubblicamente dichiarato che "ci rallenterà" e sarà "in contrasto con i progressi nella scienza".

Dimentichiamo la retorica sulla competizione con la Cina. Questa è una classica mossa delle Big Tech per evitare un patchwork di regolamentazioni statali che potrebbero effettivamente proteggere i consumatori. JD Vance parla di non essere "schiavi dell'AI mediata dalla Cina", ma la vera schiavitù potrebbe essere quella verso le corporazioni americane senza controlli.

Dietro le quinte, anche i repubblicani sono divisi. Marsha Blackburn ha detto che "non abbiamo bisogno di una moratoria che proibisca ai nostri stati di proteggere i cittadini", mentre Marjorie Taylor Greene la definisce "una violazione dei diritti statali". Quando perfino i repubblicani più conservatori si oppongono, forse il problema non è la regolamentazione, ma chi la sta evitando.

OpenAI cancella tutto su Jony Ive per una battaglia sui marchi

Importanza: 7/10

OpenAI ha improvvisamente rimosso tutti i materiali promozionali sul suo accordo da 6,5 miliardi con Jony Ive. Il video di nove minuti con Ive e Sam Altman, il post del blog, tutto sparito dal sito e da YouTube. Il motivo? Una battaglia legale sui marchi per il nome "io".

La startup di dispositivi per l'udito Iyo (sì, con la "y") ha fatto causa sostenendo confusione tra consumatori. Un giudice ha emesso un'ordinanza restrittiva, costringendo OpenAI a rimuovere tutto ciò che utilizzava il nome "io". È il classico esempio di come anche i giganti tech possano inciampare sui dettagli più banali.

Ma il vero problema è più profondo. OpenAI ha annunciato questo mega-accordo con grande fanfara, promettendo hardware AI rivoluzionario guidato dal designer più famoso al mondo. Ora si ritrovano a dover ripartire da zero con il branding, mentre i competitor come Google e Apple continuano a sviluppare i loro dispositivi.

Quello che questo ci dice: anche con miliardi in cassa e i migliori talenti del mondo, l'esecuzione rimane tutto. OpenAI può creare l'AI più avanzata del pianeta, ma non riesce a fare una ricerca sui marchi prima di lanciare una campagna globale. Il deal con Ive procede, ma questo scivolone dimostra che nel tech, i dettagli possono affossare anche le visioni più grandiose.

LinkedIn scopre che nessuno vuole l'AI per scrivere post

Importanza: 6/10

Il CEO di LinkedIn Ryan Roslansky ha ammesso una verità scomoda: il loro assistente AI per scrivere post "non è popolare come pensavo". Mentre tutti parlano di adozione AI alle stelle, la realtà è che le persone non si fidano dell'AI quando c'è la loro reputazione professionale in gioco.

La ragione è semplice ma illuminante. Come dice Roslansky, "questa è il tuo CV online" e "se vieni scoperto su LinkedIn, impatta davvero la tua capacità di creare opportunità economiche". Le persone capiscono istintivamente che l'autenticità conta quando si tratta della loro carriera.

Questo rivela il vero gap nell'adozione AI aziendale. Mentre l'81% dei dipendenti ancora non usa strumenti AI nel lavoro quotidiano, il problema non è tecnico ma emotivo. Le aziende stanno spingendo l'AI senza considerare che l'adozione è "tanto emotiva quanto tecnica", come sottolinea un report di settore.

Il paradosso è evidente: LinkedIn vede un aumento di 6x nei lavori che richiedono competenze AI e 20x negli utenti che aggiungono skill AI ai profili, ma nessuno vuole che l'AI scriva per loro. Forse perché sanno che l'AI può aiutare con i task ripetitivi, ma quando si tratta di comunicare chi sei professionalmente, l'autenticità umana rimane insostituibile. Anche Roslansky usa Copilot solo per "suonare Satya-smart" con il suo capo - non per rappresentare se stesso pubblicamente.

L'AI arriva per i font: rivoluzione o bolla speculativa?

Importanza: 5/10

Monotype, proprietaria di Helvetica e 250.000 altri font, sta scommettendo tutto sull'AI tipografica. La loro visione? Testi che si adattano al tuo stato emotivo, font che cambiano con la luce del giorno, tipografia "reattiva" che legge i tuoi dati psicologici. Suona familiare? È la stessa retorica che abbiamo sentito per ogni tecnologia emergente.

Ma i designer non ci stanno cascando. Zeynep Akay di Dalton Maag è brutalmente onesta: "È come se fossimo manipolati a credere che le nostre vite professionali siano effimere". Il problema non è tecnico, è che nessuno ha ancora identificato un vero bisogno del consumatore che l'AI tipografica risolva.

La storia si ripete. Come sottolinea Akay, stiamo vivendo la stessa dinamica della bolla dot-com: "Siamo arrivati al pennello prima di sapere come appare la tela". L'AI tipografica è una soluzione in cerca di un problema, spinta più dagli investitori che vogliono automatizzare i lavori creativi che da reali esigenze del mercato.

Quello che funziona davvero: Monotype usa già AI dal 2015 per il riconoscimento dei font, e i designer stanno esplorando l'AI per task ripetitivi come le tabelle di kerning. Ma l'idea che l'AI possa sostituire la creatività tipografica ignora una verità fondamentale: la creatività ha valore "perché non è facile o veloce, ma perché è tradizionalmente il risultato di lavoro, considerazione e rischio".

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Altre innovazioni da tenere d'occhio: Katie Haun continua la sua crociata per gli stablecoin, sostenendo che rappresentano il futuro del dollaro digitale nonostante le preoccupazioni di Elizabeth Warren sulla corruzione. Nel frattempo, il mondo del cinema abbraccia la tecnologia consumer: Danny Boyle ha girato "28 Years Later" interamente con iPhone, usando un rig da 20 iPhone Pro Max per creare "bullet time del povero". L'innovazione italiana non si ferma: Askoll presenta il motore elettrico C90A per e-bike con 110 Nm di coppia, dimostrando che l'eccellenza tecnologica può ancora nascere nel Bel Paese. Tre settori diversi, una lezione comune: l'innovazione vera emerge quando la tecnologia incontra bisogni reali, non quando insegue solo l'hype del momento.

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