Innovazione & AI
22 maggio 2025

L'Impero dell'AI: Jony Ive, Google e la corsa all'AGI che nessuno vuole ammettere

Riassunto

OpenAI ha acquisito la startup hardware di Jony Ive per $6,5 miliardi, segnalando un'importante espansione nel mercato dei dispositivi AI consumer. Google ha annunciato l'introduzione di pubblicità nell'AI Mode, sollevando preoccupazioni tra gli editori che la definiscono 'furto' di contenuti. Sergey Brin è tornato a sorpresa dichiarando che Google costruirà la prima AGI, in aperto contrasto con l'approccio più cauto di DeepMind. Sul fronte degli strumenti per sviluppatori, OpenAI ha aggiornato la sua Responses API mentre Mistral ha rilasciato un modello open source sorprendentemente efficiente. Intanto, le tensioni USA-Cina si riaccendono sui chip AI di Huawei, con Pechino che minaccia azioni legali contro chi applica le restrizioni americane.

OpenAI acquista la startup di Jony Ive per $6,5 miliardi: il design Apple incontra l'AI

Importanza: 9/10

La mossa che tutti stavano aspettando è finalmente arrivata. OpenAI ha acquisito io, la startup hardware co-fondata da Jony Ive, per la cifra astronomica di $6,5 miliardi in equity. Dietro questa operazione c'è una verità che nessuno vuole ammettere: la corsa all'hardware AI è appena iniziata, e OpenAI non vuole essere solo un'azienda di software.

Sam Altman e Jony Ive hanno lavorato insieme per due anni su un dispositivo AI che, secondo loro, cambierà il modo in cui interagiamo con la tecnologia. Ma attenzione: non sarà un "iPhone killer", almeno non subito. Come ha detto Altman: "Nello stesso modo in cui lo smartphone non ha fatto sparire il laptop, non credo che la nostra prima cosa farà sparire lo smartphone".

Ecco la verità che nessuno dice: mentre tutti parlano di modelli e parametri, il vero campo di battaglia è diventato l'hardware consumer. E chi meglio di Ive, l'uomo che ha definito l'estetica Apple per decenni, per guidare questa rivoluzione?

Ive non ha perso tempo a criticare i tentativi falliti di altri: "Quelli erano prodotti molto scadenti", ha detto riferendosi al Rabbit R1 e all'Humane AI Pin. "C'è stata un'assenza di nuovi modi di pensare espressi nei prodotti". Parole taglienti che rivelano quanto sia alta la posta in gioco.

Con questa acquisizione, circa 55 ingegneri hardware, sviluppatori software ed esperti di produzione si uniranno a OpenAI. Il primo dispositivo è previsto per il 2026, e Altman lo ha già definito "il pezzo di tecnologia più cool che il mondo abbia mai visto".

Ma la domanda che nessuno fa è: quanto potere stiamo concentrando nelle mani di poche aziende? OpenAI sta rapidamente costruendo un impero che va dal software all'hardware, con miliardi di dollari di investimenti. E mentre tutti applaudono l'innovazione, pochi si chiedono cosa significhi questo per il futuro del mercato tecnologico e per il controllo dell'AI nella nostra vita quotidiana.

Google monetizza l'AI Mode: quando la pubblicità incontra l'intelligenza artificiale

Importanza: 8/10

Google ha finalmente mostrato le sue carte: l'AI Mode non è solo un modo per rivoluzionare la ricerca, ma anche per rivoluzionare il modello di business pubblicitario. La notizia che Google inizierà a testare annunci pubblicitari all'interno dell'AI Mode e degli AI Overviews rivela la vera strategia dietro questa trasformazione.

Mentre l'azienda parla di "annunci utili" che appariranno "dove rilevanti" nelle risposte AI, la realtà è che Google sta disperatamente cercando di proteggere il suo flusso di ricavi da $66,89 miliardi trimestrali in un mondo che si sta allontanando dalla ricerca tradizionale.

Durante l'I/O 2025, Liz Reid, VP di Google Search, ha dichiarato: "Non potremmo essere più entusiasti di questo capitolo di Google search dove puoi davvero chiedere qualsiasi cosa". Ma quello che non ha detto esplicitamente è che questo nuovo capitolo include anche un nuovo modo di servire pubblicità.

Ecco il problema che nessuno vuole affrontare: se gli agenti AI visitano i siti web al posto delle persone, cosa succede al modello pubblicitario che sostiene l'internet come lo conosciamo? Ben Thompson di Stratechery lo ha notato: questo approccio "rompe sostanzialmente il modello ad-supported di internet".

E gli editori lo sanno bene. La News/Media Alliance, che rappresenta alcuni dei più grandi editori di notizie negli USA, ha definito l'AI Mode di Google come "furto", accusando l'azienda di "privare" gli editori sia di traffico che di ricavi.

Il colpo di grazia? Un documento interno rivelato durante il processo antitrust contro Google ha mostrato che l'azienda ha deciso di non chiedere il permesso agli editori per includere i loro contenuti nelle funzionalità AI. Invece, gli editori devono rinunciare completamente ai risultati di ricerca se non vogliono che il loro lavoro sia utilizzato nelle funzionalità AI.

Mentre Google avanza con la sua visione di un web mediato dagli agenti AI, la domanda rimane: chi pagherà il prezzo di questa trasformazione? E quanto tempo passerà prima che gli editori, già in difficoltà, si trovino completamente tagliati fuori dall'economia dell'informazione?

Sergey Brin dichiara guerra: "Google costruirà la prima AGI"

Importanza: 8/10

La guerra per l'AGI è ufficialmente iniziata. In un momento sorprendente durante il Google I/O, il co-fondatore Sergey Brin è apparso a sorpresa e ha fatto una dichiarazione che cambia le carte in tavola: "Intendiamo pienamente che Gemini sarà la primissima AGI".

Questo annuncio segna un cambiamento radicale nella strategia di Google. Mentre OpenAI ha sempre posizionato la sua intera esistenza attorno alla ricerca dell'intelligenza artificiale generale, Google aveva finora mantenuto un approccio più cauto. Non più.

La tensione tra visioni diverse all'interno di Google è emersa chiaramente quando Demis Hassabis, CEO di DeepMind, ha espresso una posizione più misurata. Quando gli è stato chiesto se l'AGI arriverà prima o dopo il 2030, Brin ha risposto senza esitazione: "Prima". Hassabis ha controbattuto con un sorriso: "Subito dopo", provocando Brin a scherzare sul fatto che Hassabis stesse "temporeggiando".

Questo scambio di cinque secondi rivela una tensione fondamentale nella strategia AGI di Google. Mentre entrambi credono che sistemi AI potenti arriveranno in questo decennio, i loro diversi approcci riflettono filosofie fondamentalmente diverse sullo sviluppo della tecnologia.

Per Hassabis, l'AGI richiede una definizione rigorosa, con il cervello umano come "importante punto di riferimento, perché è l'unica prova che abbiamo, forse nell'universo, che l'intelligenza generale è possibile". Brin, invece, sembra più orientato al posizionamento competitivo che alla precisione scientifica.

Schierando Brin - non un semplice dirigente, ma un fondatore con status quasi mitico nella Silicon Valley - Google ha effettivamente annunciato che non cederà questo territorio senza combattere. Il tempismo non potrebbe essere più significativo: con il sostegno di Microsoft che dà a OpenAI risorse apparentemente illimitate, e la strategia open-source aggressiva di Meta che minaccia di commoditizzare certi aspetti dello sviluppo dell'AI, Google aveva bisogno di riaffermare la sua posizione all'avanguardia della ricerca sull'AI.

La domanda ora è: questa corsa accelerata all'AGI porterà a innovazioni più rapide o a rischi maggiori? E mentre le aziende competono per essere le prime, chi si sta assicurando che questi sistemi siano sviluppati in modo responsabile?

La battaglia degli strumenti AI: OpenAI e Mistral rilasciano nuove armi per sviluppatori

Importanza: 7/10

La corsa agli armamenti dell'AI si intensifica, con OpenAI e Mistral che hanno rilasciato nuovi potenti strumenti per sviluppatori nello stesso giorno. Questa non è una coincidenza, ma un chiaro segnale di quanto sia feroce la competizione nel mercato degli strumenti di sviluppo AI.

OpenAI ha aggiornato la sua Responses API, aggiungendo supporto per server MCP remoti, generazione di immagini, Code Interpreter e miglioramenti alla ricerca di file. La mossa più significativa? Il supporto per il Model Context Protocol (MCP), un protocollo aperto che standardizza il modo in cui le applicazioni forniscono contesto ai modelli linguistici. Questo permette agli sviluppatori di connettere i modelli di OpenAI a strumenti ospitati su qualsiasi server MCP con poche righe di codice.

Ma mentre OpenAI rafforza il suo ecosistema proprietario, Mistral AI ha fatto una mossa sorprendente nella direzione opposta. L'azienda francese, recentemente criticata per aver abbandonato le sue radici open source con il modello proprietario Medium 3, ha rilasciato Devstral, un nuovo modello linguistico open source specificamente progettato per lo sviluppo di agenti AI.

Ecco il colpo di scena: nonostante abbia solo 24 miliardi di parametri (molto meno dei modelli concorrenti), Devstral raggiunge un punteggio del 46,8% sul benchmark SWE-Bench Verified, superando tutti i modelli open source precedentemente rilasciati e persino alcuni modelli chiusi, tra cui GPT-4.1-mini, che supera di oltre 20 punti percentuali.

La differenza di approccio è lampante. OpenAI sta costruendo un ecosistema sempre più integrato e proprietario, mentre Mistral sta cercando di democratizzare l'accesso agli strumenti di sviluppo AI con un modello che può essere eseguito su un singolo laptop.

La vera domanda è: chi vincerà questa battaglia? Le piattaforme chiuse ma potenti come OpenAI, o gli approcci open source come quello di Mistral che permettono a chiunque di modificare e adattare i modelli? E cosa significherà questo per il futuro dello sviluppo software?

Mentre le aziende continuano a rilasciare strumenti sempre più potenti, una cosa è certa: gli sviluppatori non hanno mai avuto così tante opzioni per costruire applicazioni AI. Ma con grande potere viene grande responsabilità, e resta da vedere come questi strumenti verranno utilizzati nel mondo reale.

La guerra dei chip AI riaccende le tensioni USA-Cina

Importanza: 7/10

Il disgelo tra USA e Cina è durato poco. Appena poche settimane dopo i significativi passi avanti per allentare la crescente guerra commerciale tra i due paesi, le tensioni sono di nuovo alle stelle - questa volta sui semiconduttori.

Il Ministero del Commercio cinese a Pechino ha rilasciato una dichiarazione mercoledì che minaccia azioni legali contro chiunque applichi le restrizioni all'esportazione degli Stati Uniti sui chip AI di Huawei, secondo quanto riportato da Bloomberg.

Questa dichiarazione è una risposta diretta alle "linee guida" rilasciate dall'amministrazione Trump il 13 maggio - insieme alla revoca della regola sulla Diffusione dell'Intelligenza Artificiale di Joe Biden - che ricordavano alle aziende che l'utilizzo dei chip AI Ascend di Huawei "ovunque nel mondo" costituiva una violazione delle regole di esportazione statunitensi.

Dietro le quinte, la Cina ha dichiarato che l'amministrazione Trump ha minato i recenti colloqui commerciali emettendo questa guida. La situazione è così tesa che il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha successivamente modificato la formulazione della sua guida originale del 13 maggio per rimuovere la frase "ovunque nel mondo".

Ecco la verità che nessuno vuole ammettere: questa non è solo una questione di commercio, ma di dominio tecnologico. I chip AI sono diventati la nuova frontiera della competizione geopolitica, con entrambe le superpotenze che cercano di mantenere o guadagnare un vantaggio in quella che potrebbe essere la tecnologia più trasformativa del nostro tempo.

La domanda ora è: quanto lontano sono disposte a spingersi entrambe le parti in questa battaglia? E quali saranno le conseguenze per le aziende globali che si trovano intrappolate nel fuoco incrociato tra Washington e Pechino?

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