Tech Power Play: Quando l'Innovazione Incontra la Realtà

Ecco la verità su WWDC 2025: Apple sta per svelarci il più grande redesign di iOS dal 2013, ma dietro le quinte regna il panico. iOS 19 (o iOS 26, se credete alle voci sul nuovo naming) promette un'interfaccia ispirata a Vision Pro con pannelli trasparenti e icone circolari. Bello, no?

Ma il vero problema è Apple Intelligence. Dopo mesi di promesse grandiose, Siri rimane un disastro e le funzionalità AI sono state rimandate - forse per anni. La compagnia ha persino rimosso pubblicità che mostravano feature inesistenti. Un fiasco interno che Tim Cook sta cercando di nascondere dietro un redesign luccicante.

Dimentichiamo l'hype e parliamo di fatti: Vision Pro ha vendite disastrose, Apple Intelligence è vaporware, e un giudice federale sta respirando fuoco contro Cook per le pratiche monopolistiche dell'App Store. Il gaming app dedicato e il coach AI per la salute sono solo distrazioni da una realtà scomoda.

Apple ha sempre usato la forza della personalità per superare i momenti difficili, ma questa volta potrebbe non bastare. Gli sviluppatori - il vero pubblico di WWDC - meritano umiltà, non un altro show hollywoodiano con Craig Federighi che salta da un elicottero.

Una moratoria di dieci anni sulle leggi statali AI sta passando nel budget di Trump, e nessuno vuole dirlo apertamente: è un regalo a Big Tech. Il linguaggio è così vago che potrebbe bloccare qualsiasi regolamentazione statale, dalle leggi sui deepfake alla protezione dei consumatori.

"Quello che non vi stanno dicendo" è che questa moratoria copre molto più dell'AI. Potrebbe invalidare leggi sulla privacy dei dati, standard di accuratezza per il riconoscimento facciale, e persino le restrizioni che gli stati impongono al proprio uso dell'AI. OpenAI e soci hanno fatto lobby intenso per questo.

Nel frattempo, il Regno Unito fa l'opposto: ritarda la regolamentazione AI per creare una legge "comprensiva" che includa copyright e sicurezza. Ma anche qui, i ministri stanno cedendo alle pressioni dell'industria, rifiutando di proteggere i diritti d'autore degli artisti.

Il risultato? Un Wild West globale dove le aziende AI operano senza vincoli mentre promettono regolamentazioni federali che non arriveranno mai. Quando gli stati non possono legiferare e il Congresso non vuole farlo, chi vince? Indovinate.

Dimentichiamo l'hype e parliamo di fatti: il web come lo conosciamo sta per diventare obsoleto. Non stiamo parlando di un restyling, ma di una rivoluzione completa. Gli AI agent non saranno più assistenti passivi, ma attori autonomi che navigano, decidono e comprano per noi.

Il problema è che stiamo chiedendo a Ferrari di guidare su strade di ciottoli. Gli AI oggi cliccano bottoni e riempiono form come robot goffi con i guanti. Ma domani? Avranno bisogno di un web completamente diverso: veloce, invisibile, transazionale.

Ecco cosa succederà davvero: avremo due web paralleli. Uno per umani che rimane visuale e lento, uno per macchine che è minimale ed efficiente. Le API diventeranno le nuove vetrine. SEO diventerà MEO (Machine Experience Optimization). Il tuo sito web dovrà avere una "pelle" machine-readable o sarà invisibile.

Le aziende che non si adattano ora saranno come quelle che ignorarono il mobile nel 2007. Tra cinque anni, non sarà un umano a cliccare "compra ora" - sarà il tuo AI agent che prenderà centinaia di decisioni al giorno, scegliendo sempre il sito più veloce e affidabile, non il più bello.

La faida pubblica tra Elon Musk e Donald Trump non è solo spettacolo social - sta costando caro a xAI. Mentre i due si scambiavano insulti su X e Truth Social giovedì, Morgan Stanley stava cercando di vendere 5 miliardi di dollari di debito xAI agli investitori. Tempismo perfetto, no?

Il risultato è stato prevedibile: il debito che Morgan Stanley sperava di piazzare a 100 centesimi per dollaro è sceso a 95 centesimi durante la rissa. Gli investitori ora chiedono incentivi aggiuntivi, come tassi di interesse più alti, per compensare il rischio politico.

Ma il vero problema è strutturale. Musk ha fuso X e xAI quest'anno, legando il destino della sua AI company a una piattaforma social che dipende dalle sue relazioni politiche. Quando il tuo CEO litiga pubblicamente con il Presidente degli Stati Uniti, gli investitori si innervosiscono.

Questa non è solo una questione di ego feriti - è un caso di studio su come le dinamiche di potere personali possano influenzare miliardi di dollari di investimenti tecnologici. xAI potrebbe avere la tecnologia migliore del mondo, ma se Musk continua a sabotare le sue stesse operazioni finanziarie, gli investitori troveranno alternative meno volatili.

L'Alta Corte inglese ha perso la pazienza con gli avvocati che usano ChatGPT per fare ricerca legale. Il giudice Victoria Sharp ha emesso un avvertimento durissimo: "sanzioni severe" per chi presenta citazioni AI fasulle. E non sta scherzando.

I casi sono imbarazzanti: un avvocato ha presentato 45 citazioni, di cui 18 completamente inventate. Un altro ha citato cinque casi inesistenti, sostenendo che le citazioni provenivano da "riassunti AI su Google o Safari". Il problema? Gli AI generativi "possono produrre risposte apparentemente coerenti e plausibili che si rivelano completamente incorrette".

La sentenza è chiara: gli avvocati possono usare l'AI per la ricerca, ma hanno il dovere professionale di verificare tutto con fonti autorevoli prima di presentarlo in tribunale. Non farlo significa rischiare "ammonimento pubblico", costi processuali, procedimenti per oltraggio, o persino "deferimento alla polizia".

Questa decisione arriva mentre anche negli USA avvocati che rappresentano piattaforme AI sono stati beccati a citare casi inesistenti. Il messaggio è universale: l'AI può essere uno strumento potente, ma la responsabilità professionale rimane umana.